FAQ – come diventare insegnante di Italiano L2/LS

Ultimo aggiornamento: 23/02/2016.

N.B.: gran parte di quanto indicato in questa pagina di FAQ resta ancora valido ma alcuni aspetti sono superati dalle disposizioni normative più recenti.

Questa pagina ospita una raccolta di risposte alle domande frequenti (FAQ) su come diventare insegnante di italiano per stranieri (L2/LS). Si tratta di una serie di indicazioni essenziali e di ulteriori considerazioni che possono essere utili a chi desidera iniziare questa attività.

INDICE

1 – L’insegnante di Italiano L2
2 – La formazione dell’insegnante L2
3 – Prospettive di lavoro: una premessa
4 – Diventare insegnante di Italiano L2 in Italia nella nuova classe di concorso A23
5 – Insegnare Italiano all’estero con il Ministero degli Affari Esteri (MAE)
6 – Diventare insegnante di Italiano L2 presso scuole straniere, istituti, associazioni e nelle università straniere
7 – Politiche per la diffusione della lingua italiana all’estero

1 – L’insegnante di Italiano L2

Chi è l’insegnante di Italiano L2?
E’ un professionista che possiede le competenze teoriche e operative per insegnare l’italiano ad apprendenti stranieri. Solitamente proviene da studi universitari specifici sulla didattica della lingua o da studi linguistici, letterari o umanistici a indirizzo linguistico uniti a specifiche competenze tra cui quelle nei settori della glottodidattica, della valutazione, della comunicazione interculturale e dell’insegnamento ad apprendenti stranieri.
Secondo la suddivisione elaborata dall’associazione EAQUALS l’insegnante L2 presenta un profilo in continuo mutamento e crescita e in base alle competenze ed esperienze acquisite può essere in formazione, ancora relativamente inesperto o esperto.

2 – La formazione dell’insegnante L2

Quale formazione può seguire l’insegnante di italiano L2?
Oltre agli studi universitari specifici sulla didattica della lingua l’insegnante di italiano per stranieri ha a disposizione un’ampia scelta di certificazioni, master e specializzazioni proposte da molte università italiane.

Quali sono le certificazioni rilasciate per l’insegnamento dell’Italiano come L2?
Le più note sono la DITALS (Università per Stranieri di Siena), la CEDILS (Ca’ Foscari di Venezia) e la DILS (Università per Stranieri di Perugia). Queste certificazioni sono titoli culturali che, a differenza dei titoli accademici come ad esempio i master e le specializzazioni, non hanno valore legale e non necessariamente sono conosciute e/o riconosciute in Italia e all’estero.

Quali sono i master in didattica dell’Italiano per stranieri?
I master in didattica dell’Italiano a stranieri vengono erogati da molte università italiane. Quelli di I livello sono rivolti a studenti che non sono in possesso di laurea magistrale o quadriennale secondo il vecchio ordinamento mentre quelli di II livello sono rivolti a coloro che sono in possesso di una di queste due lauree.
Tra i master più noti ci sono il Master ITALS (Didattica e promozione della lingua e cultura italiana a stranieri) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Master Ditals dell’Università per Stranieri di Siena e il Master in didattica dell’italiano lingua non materna dell’Università per Stranieri di Perugia.
Alcuni master si svolgono esclusivamente in presenza, altri sono erogati in modalità “blended”, altri ancora sono completamente online. Con il master si ottengono crediti formativi universitari.
Esistono inoltre corsi di perfezionamento in didattica dell’italiano come L2 o LS che hanno durata annuale e permettono anch’essi di ottenere crediti formativi.

3 – Prospettive di lavoro: una premessa

Quali prospettive di lavoro hanno gli insegnanti di Italiano per stranieri?
Gli sbocchi sono in teoria numerosi, sia in Italia che all’estero. Va detto però che in Italia l’accesso nella scuola pubblica è precluso e il lavoro presso strutture e organizzazioni private si accompagna di solito a un lungo precariato e a riconoscimenti economici non sempre adeguati.
Avere un curriculum vitae corredato di una laurea o più lauree, uno o più master o certificazioni non è automaticamente condizione sufficiente per un facile inserimento nel mondo dell’insegnamento dell’italiano a stranieri. Trovare lavoro in questo settore non è facile, il percorso è lungo e difficile ma, detto questo, non è escluso che si possano avere grandi soddisfazioni. Le strade che conducono a sbocchi interessanti in questo settore, specialmente all’estero, non mancano.

4 – Diventare insegnante di Italiano L2 in Italia con la nuova classe di concorso A23

Quali sbocchi trova l’insegnante di italiano L2 in Italia? Gli sbocchi sono sia nella scuola pubblica che nel settore privato presso scuole di lingua, associazioni e cooperative che utilizzano il personale specializzato per organizzare corsi di lingua e cultura italiana rivolti agli stranieri.

Quali possibilità di inserimento ci sono nella scuola pubblica?
Nel settore dell’istruzione pubblica la figura dell’insegnante di italiano L2 non era in passato espressamente riconosciuta neanche tra gli stessi insegnanti già in servizio in possesso di titoli specifici. L’insegnante L2 è stato utilizzato solo occasionalmente come figura esterna in quanto non ancora inquadrata all’interno delle classi di concorso previste per l’insegnamento delle varie discipline. Con la riforma delle classi di concorso pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22/02/2016 si prevede una specifica classe di concorso di insegnamento di italiano agli stranieri (A23) per aprire la strada all’effettivo utilizzo dell’insegnante L2.

Quale riconoscimento ha la figura dell’insegnante di italiano L2 nella scuola pubblica italiana?
Il riconoscimento della figura dell’insegnante di italiano L2 è connesso alla creazione di una specifica classe di concorso, condizione necessaria per il reclutamento del personale in quanto ciascun insegnante si “appoggia” ad almeno una classe di concorso (una materia di insegnamento).
Nella scuola pubblica, sia essa statale o paritaria, si accede per titoli ed esami e attraverso graduatorie relative a classi di insegnamento, come avviene sui posti di insegnamento normali ma anche per gli insegnanti di sostegno. Quest’ultimo è infatti generalmente un insegnante in possesso di laurea e di abilitazione all’insegnamento in almeno una disciplina (italiano, matematica, educazione musicale, educazione fisica ecc.) in possesso anche di un titolo di specializzazione biennale sul sostegno. Il vincolo in base al quale l’insegnamento di italiano L2 deve essere, come tutti gli altri insegnamenti, collegato ad una specifica classe di concorso e quindi alle singole discipline impartite nella scuola pubblica (ad esempio per le ex classi di concorso A043 italiano, storia e geografia, A050 italiano e storia, A051 italiano e latino, A052 latino e greco) è stato in passato il principale ostacolo al suo riconoscimento all’interno del sistema dell’istruzione pubblica. Oggi, con l’istituzione della classe di concorso A23 relativa all’insegnamento dell’italiano L2, la situazione viene rivista.

Quali novità ha portato il riordino delle classi di concorso?
Il riordino ha comportato una razionalizzazione delle classi di concorso (da 168 diventano 114) con l’accorpamento di alcune e la creazione di nuove. Tra queste ultime anche della classe di concorso A23 denominata “lingua italiana per discenti di lingua straniera”.

Quali sono i requisiti richiesti per diventare insegnante L2 nella nuova classe di concorso A23 “lingua italiana per discenti di lingua straniera”?
Come per ogni altra classe di concorso, le condizioni sono due: titolo di studio richiesto e requisito specifico. Si deve quindi essere in possesso del titolo di studio richiesto (una laurea magistrale o del vecchio ordinamento che dà diritto a conseguire l’abilitazione in una determinata classe di concorso) e del requisito specifico (l’abilitazione all’insegnamento in una specifica classe di concorso, in questo caso la A23). I titoli di accesso al percorso di abilitazione A23 sono quelli pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22/02/2016.

Quali titoli di accesso sono richiesti per conseguire l’abilitazione A23?
Per poter accedere al percorso di abilitazione A23 sono richiesti i seguenti titoli:

  1. laurea (vedi G.U n.43) vecchio ordinamento con specifico piano di studi (determinati esami fra cui italiano, latino, storia, geografia, linguistica generale, glottologia ecc.) oppure laurea specialistica o magistrale (vedi G.U n.43) con determinati crediti nei settori scientifico-disciplinari così come indicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22/02/2016;
  2. possesso dell’abilitazione in una delle classi di concorso 43/A, 50/A, 51/A e 52/A, 45/A e 46/A del previgente ordinamento congiuntamente a titolo di accesso comprendente determinati CFU (12 L-LIN/01; 12 L/LIN/02; 12 L-FILLET/ 12) oppure comprendente determinati esami (un corso annuale o due semestrali di glottologia o linguistica generale, glottodidattica, didattica della lingua italiana).

Oltre al possesso di uno dei precedenti titoli, è richiesto anche il possesso di uno dei titoli di specializzazione italiano L2 individuati nel DM 92/2016 (specializzazione, master o certificazione) conseguito entro l’A.A 2015/2016.

Le abilitazioni in A11 (italiano e latino) o in A13 (latino e greco) permettono di accedere all’insegnamento nella classe di concorso A23?
Sì, l’abilitazione in A11 (051/A Discipline letterarie e latino) e quella in A13 (052/A Discipline letterarie, latino e greco) danno l’accesso all’insegnamento della lingua italiana per discenti di lingua straniera. Questo in quanto esse includono “a cascata” le abilitazioni A12 e A 22 che fanno parte dello stesso ambito. Ad esempio l’ambito disciplinare 9 (DM 354/98) include le abilitazioni nelle classi di concorso A052, A051, A050 e A043.

Anche le certificazioni, i master e le specializzazioni abilitano all’insegnamento dell’italiano L2 nella scuola statale?
No, questi titoli non sono abilitanti. L’abilitazione all’esercizio della professione si ottiene attraverso il superamento di una procedura concorsuale per titoli e/o esami o seguendo percorsi abilitanti autorizzati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Nella scuola statale titoli quali specializzazioni, master e certificazioni non hanno mai avuto valore abilitante, per nessuna classe di concorso. Essi danno un punteggio valutabile nelle graduatorie per le supplenze o, nel caso degli insegnanti a tempo indeterminato, per la mobilità (trasferimenti e/o passaggi di cattedra o di ruolo). Nel caso della classe di concorso A23 alcuni titoli individuati dal MIUR sono riconosciuti anche come titoli specifici di specializzazione in italiano L2 richiesti per l’accesso ai percorsi di abilitazione A23.

Come vengono valutati i titoli professionali di cui sono già in possesso adesso che c’è il riconoscimento della figura dell’insegnante L2 nella scuola pubblica?
Come per tutte le discipline d’insegnamento, titoli quali master, specializzazioni o dottorati, e tantomeno semplici certificazioni, non hanno mai avuto valore abilitante per nessuna classe di concorso. L’abilitazione all’insegnamento è infatti il requisito specifico necessario che si consegue esclusivamente superando una procedura concorsuale per titoli o esami o seguendo percorsi abilitanti autorizzati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. In passato il conseguimento avveniva frequentando un corso PAS rivolto a chi aveva insegnato per almeno tre anni a tempo determinato nella scuola pubblica (percorso abilitante speciale o TFA speciale altrimenti detto che permetteva l’inserimento nelle graduatorie di istituto per incarichi di supplenza) o rientrando in un TFA ordinario (tirocinio formativo attivo per la scuola secondaria) oppure frequentando le SSIS (scuole di specializzazione all’insegnamento secondario). Titoli quali master, specializzazioni o dottorati possono invece costituire punteggio utile per la formulazione delle graduatorie da cui nominare i supplenti o, nel caso degli insegnanti a tempo indeterminato, ai fini della mobilità (trasferimenti o passaggi di cattedra o di ruolo) o per candidature a figure quali le funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa.

Perché gli studi specialistici nel settore dell’italiano L2 non bastano per entrare nella scuola pubblica italiana?
Il mondo accademico, che vive sempre più di certificazioni relative a tutti i settori della conoscenza e che si rivolge anche al numero sempre crescente di aspiranti insegnanti L2, non sempre spiega chiaramente a questi ultimi che l’accesso alla scuola pubblica non può avvenire attraverso il semplice conseguimento di una certificazione perché questo è vietato, come per tutti i posti pubblici, dalla normativa vigente che prevede il superamento di un concorso pubblico, sia esso per titoli o esami. Questa situazione alimenta illusioni tra un precariato che scopre solo in un secondo momento che c’è qualcuno che ha prosperato sulle sue aspettative.

E come vengono valutate le mie esperienze lavorative precedenti?
Nella scuola pubblica italiana i titoli di servizio sono esclusivamente quelli prestati in scuole statali, paritarie o legalmente riconosciute, nelle specifiche classi di concorso con nomina che ha comportato il regolare versamento dei contributi previdenziali. I servizi superiori a 15 giorni danno luogo a due punti e con almeno 180 giorni di servizio prestati nel corso di un anno scolastico si ottengono 12 punti, equivalenti a un intero anno di servizio. Esso viene valutato per intero nella classe di concorso per cui si è prestato il servizio e la metà per classi di concorso diverse da quella per cui il servizio è stato prestato. Ad esempio se ho lavorato per 46 giorni come insegnante di Inglese nella scuola media avrò conseguito 4 punti (30 gg +16 gg= 2+2 punti) per la graduatoria di Inglese nella scuola media e 2 punti (metà punteggio) per le graduatorie di altre classi di concorso nello stesso ordine (es. Francese nella scuola media) o in altri ordini di scuola (es. Inglese e Francese nella scuola superiore). Ogni altro tipo di esperienza lavorativa, come ad esempio tirocini, stage, mediazione culturale o altre esperienze lavorative effettuate a vario titolo, incluse quelle presso le università, non è riconosciuto ai fini del servizio e non dà quindi luogo a punteggio valutabile nelle graduatorie.

Come vengono valutate le mie esperienze di insegnamento all’estero?
Vale lo stesso discorso della scuola pubblica italiana. Quindi il servizio riconosciuto è esclusivamente quello prestato nelle specifiche classi di concorso presso scuole italiane statali, paritarie o legalmente riconosciute. Ogni altra esperienza presso scuole straniere, università o enti all’estero che non fanno parte del sistema scolastico italiano non è utile ai fini del riconoscimento di punteggio per servizio.

Come potrà la scuola pubblica affrontare adeguatamente la questione degli alunni stranieri?
Con l’istituzione della classe di concorso A23 “lingua italiana per discenti di lingua straniera” si prevede di avviare nelle scuole di ogni ordine e grado percorsi educativi e didattici trasversali Queste attività ricadono all’interno delle novità introdotte dalla riforma L. 107/2015 relativamente all’organico potenziato e al piano dell’offerta formativa triennale in base alle quali le scuole potranno ottenere l’assegnazione di insegnanti aggiuntivi che si occuperanno, fra le numerose attività possibili, dei progetti finalizzati a favorire l’inclusione e a contrastare l’insuccesso e la dispersione scolastica. Potranno ad esempio essere utilizzati nelle attività di alfabetizzazione strumentale per gruppi interclasse fermo restando il principio dell’integrazione secondo il quale le classi non possono essere a prevalenza di studenti stranieri rispetto agli studenti italiani (Reg. 394/1999 e CM 2/2010).

Quindi non ci saranno insegnanti di italiano L2 in classi interamente formate da alunni stranieri?
No, questo non è previsto e non è consentito dalla normativa vigente perché contrasta con il principio dell’integrazione degli studenti stranieri all’interno di classi costituite prevalentemente da studenti italiani.

Una volta riconosciuta la figura dell’insegnante L2 quali saranno le reali possibilità di inserimento nella scuola pubblica?
A ostacolare questa strada c’è il fatto che, come già avviene per l’insegnante di sostegno, non è prevista la sua presenza esclusiva in classe sebbene in quest’ultima vi siano inseriti uno o più alunni disabili; la sua presenza è prevista infatti solo in affiancamento all’insegnante disciplinare. A ciò si aggiungono le condizioni in cui versa la scuola pubblica, i cui finanziamenti sono sempre più ridotti, vittima di risparmi che colpiscono pesantemente anche le aree di maggiore bisogno come quella degli alunni disabili, dove l’amministrazione sembra sempre più orientata, per finalità di contenimento della spesa, ad eliminare anche l’ultima compresenza che resiste nella scuola pubblica, quella dell’insegnante di sostegno. Alla luce di quanto sopra la via dell’inserimento in classe di un secondo insegnante specialista L2 sembra difficile da percorrere.

Quale percentuale dell’organico potenziato viene riservata agli insegnanti L2?
Non esistono quote predeterminate. Tutto dipende dalle preferenze espresse dalle scuole ma per quello che è dato sapere al momento, la quota più rilevante dei posti assegnati agli istituti secondari di primo grado ricade nell’ambito delle educazioni (artistica, tecnica, musicale e fisica).

Cos’è la “messa a disposizione”?
La messa a disposizione è uno strumento utilizzato nella scuola pubblica per “segnalare la propria esistenza”. Accertata la necessità di dover coprire un certo numero di ore di insegnamento con un supplente in una determinata classe di concorso, si inizia scorrendo le graduatorie di istituto formulate in base alle ordinanze pubblicate periodicamente fino ad individuare un insegnante in posizione utile per la nomina. Si procede per fasce, abilitati, non abilitati ecc. Scorse senza esito tutte le graduatorie si può passare a prendere in considerazione le messe a disposizione presentate al dirigente scolastico del singolo istituto dagli aspiranti non inclusi nelle graduatorie interne. Questo per le materie “curricolari”, ma la messa a disposizione può anche essere utile per individuare esperti da coinvolgere in progetti e attività, ad esempio corsi pomeridiani o laboratori, approvati dagli organi collegiali della scuola e da svolgere al di fuori dell’orario curricolare affidandoli a personale esterno. Non esiste un modello ufficiale, la domanda di messa a disposizione è una richiesta in carta libera rivolta al dirigente scolastico in cui vengono indicati i dati personali, le informazioni relative al proprio profilo professionale e i recapiti. Può essere utile allegare alla messa a disposizione il proprio curriculum vitae, in quanto questo permette di evidenziare la formazione e le esperienze professionali.

5 – Insegnare Italiano all’estero con il Ministero degli Affari Esteri (MAE)

Sono un insegnante a tempo indeterminato, come posso insegnare all’estero con il MAE?
Per insegnare all’estero con il MAE (Ministero Affari Esteri) è necessario conseguire una idoneità linguistica per una o più delle 4 aree (inglese, spagnolo, francese, tedesco) e chiedere l’inserimento nelle graduatorie di merito suddivise per aree linguistiche e classi di concorso. Da queste graduatorie viene individuato il personale che, collocato temporaneamente fuori ruolo, viene destinato all’estero con un mandato che attualmente ha durata novennale.
Le prove per conseguire l’idoneità si tengono periodicamente (l’ultima si è tenuta a Roma nel dicembre 2011). Inoltre è possibile scegliere fra scuole italiane all’estero, corsi presso le scuole straniere locali, scuole europee e lettorati.

Quanti sono i posti MAE all’estero disponibili per gli insegnanti a tempo indeterminato?
Attualmente il contingente del personale MAE in servizio all’estero è sceso da circa mille a meno di 700 unità, inclusi 63 posti di dirigente scolastico, dsga e assistente amministrativo. Si prevede che a seguito dei tagli stabiliti dalla spending review da operare nel corso di un quadriennio il contingente sia portato a 624 unità di personale al termine dell’anno scolastico 2016-2017. Tuttavia già al termine dell’anno scolastico 2013-2014 il MAE ha deciso di effettuare tagli in numero superiore a quelli necessari, raggiungendo con due anni di anticipo i numeri richiesti.

Che cosa indicano le sigle SCC, SEU, LET?
Sono sigle che indicano le tre tipologie di insegnamenti in lingua italiana gestiti dal MAE. Sono rispettivamente le scuole statali italiane all’estero e i corsi di italiano nelle sezioni italiane delle scuole straniere sia in Europa che fuori dell’Europa (SCC), le scuole europee (SEU), i lettorati presso le università che hanno insegnamenti di italianistica (LET).

Può l’insegnante L2 lavorare in queste tipologie di scuole?
Un’adeguata preparazione specifica nel settore glottodidattico è sicuramente auspicabile ma nelle SCC e nelle SEU si pone, per gli insegnanti L2, lo stesso problema della scuola italiana in Italia. Anche in queste due tipologie di scuole vengono infatti insegnate, a studenti italiani o già in possesso di una competenza linguistica tale da permetterne la frequenza, le stesse materie previste nella scuola dell’obbligo e quindi anche in esse non viene insegnato l’italiano L2 o LS in senso stretto. Infine nei lettorati (LET) attivati presso le maggiori università straniere in tutto il mondo è richiesta al lettore, previo gradimento vincolante dell’università di destinazione, la competenza nell’insegnamento sia della lingua che della letteratura italiana.

Si può sostenere l’accertamento linguistico per tutte e tre le diverse tipologie d’insegnamento?
Per ogni tipologia d’insegnamento è previsto un accertamento linguistico differente. E’ possibile partecipare a ognuno di essi se si è in possesso dei requisiti necessari secondo la classe di concorso di appartenenza. Concorrono ad esempio per i lettorati gli insegnanti a tempo indeterminato di lettere e quelli di lingua straniera che hanno inserito nel piano di studi almeno due insegnamenti di lingua e letteratura italiana. Una volta superato positivamente l’accertamento linguistico, ci si inserisce in una graduatoria risultante dal punteggio conseguito nell’accertamento linguistico e dai punteggi derivanti dai titoli culturali, professionali e di servizio.

Quali sono le scuole italiane statali all’estero?
Le scuole statali italiane all’estero sono attualmente otto (a.s. 2014-2015) e si trovano ad Asmara (che è la più grande scuola statale italiana all’estero), Istanbul (la più antica, fondata nel 1888), Addis Abeba, Madrid, Barcellona, Parigi, Atene, Zurigo. Pur essendo alcune di queste scuole in territorio UE esse sono di tipologia SCC e non SEU.

Esistono altre tipologie di scuole?
Oltre alle otto scuole italiane statali all’estero esistono molte altre scuole italiane private o paritarie e le scuole straniere e internazionali che offrono nei loro curricoli scolastici anche l’insegnamento della lingua italiana.

Cosa sono le scuole europee?
Le scuole europee (SEU) sono scuole primarie, medie e superiori che accolgono principalmente i figli dei funzionari che lavorano presso gli uffici delle istituzioni europee e hanno lo scopo di offrire loro un insegnamento completo nelle loro rispettive lingue materne.  Al termine dei loro studi, gli allievi delle scuole europee conseguono la licenza liceale europea denominata “baccalaureato europeo”, equivalente a tutti i diplomi di maturità degli stati membri dell’Unione Europea.
Le sedi delle scuole europee di I livello (gestite dall’UE) sono a Bruxelles, Lussemburgo, Londra, Alicante, Francoforte sul Meno, Karlsruhe, Monaco di Baviera, Bergen e Varese. A Parma è presente una scuola europea di II livello (la cui gestione non è a carico dell’UE ma è delegata al MIUR).

Quali materie si possono insegnare nelle scuole italiane all’estero?
Nelle scuole italiane all’estero non viene generalmente insegnato solo l’Italiano come si potrebbe erroneamente pensare.  Ad esse accedono gli studenti italiani o che conoscono la lingua italiana e che possono quindi studiare in italiano le stesse materie che vengono insegnate nelle scuole in Italia. Le scuole italiane all’estero permettono di assolvere l’obbligo scolastico, con la differenza principale rispetto alle scuole in Italia che esse si trovano “fuori dal territorio metropolitano”, cioè all’estero.

Sono un insegnante a tempo determinato, posso insegnare all’estero?
Gli insegnanti a tempo determinato non possono insegnare nelle scuole europee e o fare i lettori. Possono però chiedere l’inserimento nelle graduatorie triennali per i supplenti specifiche per lavorare nelle scuole italiane all’estero (SCC) nelle specifiche classi di concorso. E’ possibile presentare domanda di inserimento nelle graduatorie di istituto delle scuole di due sole circoscrizioni consolari a scelta.

Nell’attesa dell’aggiornamento triennale delle graduatorie per gli insegnanti a tempo determinato, è ugualmente possibile insegnare nelle scuole italiane all’estero?
In attesa dell’apertura delle graduatorie ai fini dell’aggiornamento del punteggio o del nuovo inserimento  si può inviare una messa a disposizione presso le scuole italiane all’estero.

6 – Diventare insegnante di Italiano L2 presso scuole straniere, istituti, associazioni e università straniere

Quali possibilità di lavoro ha l’insegnante di italiano L2 presso le scuole straniere all’estero?
Le possibilità di inserimento sono nelle scuole straniere e negli istituti privati di formazione che organizzano corsi di lingua italiana. Il personale viene di solito reclutato a contratto locale, cioè senza il riconoscimento dello status di lavoratore all’estero, e quindi con trattamento economico non sempre soddisfacente per chi si sposta per lavorare in un paese lontano.

Qual è l’offerta di lavoro presso gli Istituti italiani di cultura (IIC)?
Il MAE (Ministero degli Affari Esteri) gestisce una rete di istituti italiani di cultura (IIC) presente in tutto il mondo. Presso questi istituti si tengono corsi di lingua e cultura italiana affidati a insegnanti di italiano anch’essi reclutati a contratto locale. Purtroppo gli stessi Istituti italiani di cultura sono stati più volte oggetto di malcontento e di denuncia per via delle condizioni contrattuali e retributive del tutto inadeguate, se non ai limiti della legalità, ancor più in considerazione del fatto che la loro direzione è affidata a figure nominate e retribuite dal MAE stesso.

Esistono associazioni per la diffusione della lingua italiana?
La Società Dante Alighieri non opera solo in Italia. Essa è infatti presente con centinaia di Comitati all’estero e organizza corsi di lingua italiana per stranieri finalizzati al conseguimento della certificazione Plida.

E’ possibile insegnare l’italiano nelle scuole pubbliche straniere?
In molti paesi del mondo si può diventare insegnanti di Italiano laddove esso è una materia opzionale inserita, al pari di altre lingue straniere, nel curricolo scolastico delle scuole pubbliche. Il profilo richiesto varia naturalmente a seconda della nazione in cui si intende lavorare. Generalmente oltre alla laurea è richiesta una preparazione specifica nella didattica delle lingue straniere e il possesso dell’abilitazione locale. Quest’ultima è riconosciuta e spendibile quindi solo limitatamente alla nazione in cui è stata conseguita e in alcuni casi limitatamente al singolo Stato facente parte di una federazione. Nel caso dell’Europa, ma anche di Paesi non comunitari, la situazione è differente e più articolata in quanto, anche per via delle normative riguardanti la libertà di circolazione e lo status del cittadino dell’UE, è possibile chiedere alle autorità competenti il riconoscimento del titolo professionale conseguito in Paesi diversi. Questo al fine di poter esercitare la professione di insegnante anche nel Paese straniero nel quale si chiede il riconoscimento del titolo.

Quali sbocchi trova l’insegnante di italiano L2 presso le università straniere?
Gli insegnanti con specifiche competenze in lingua italiana possono intraprendere la carriera accademica presso le maggiori università straniere in tutto il mondo. Le richieste per figure che vanno dal lettore al professore a contratto sono numerose e richiedono un paziente lavoro di ricerca sui siti delle singole università straniere.
Generalmente si richiede di aver frequentato una scuola di specializzazione o di aver conseguito un dottorato di ricerca o un PhD.  L’accesso alla carriera presso istituzioni straniere può risultare a volte meno complesso rispetto alla carriera universitaria in Italia.

Cos’è l’assistentato?
Esistono diversi tipi di assistentato. Gli studenti universitari italiani che stanno per terminare gli studi  o che li hanno appena terminati possono partecipare alla selezione indetta annualmente dal MIUR per  l’invio di assistenti di lingua italiana presso le università straniere in Europa. A differenza del lettorato, che è rivolto a insegnanti italiani a tempo indeterminato reclutati dal Ministero degli Affari Esteri, l’assistentato è riservato agli studenti universitari.
Oltre all’assistentato MIUR c’è la possibilità di effettuare l’assistente di lingua straniera, per un periodo da 13 a 45 settimane, nell’ambito del programma Erasmus Plus con i progetti europei Comenius presso le scuole o Grundtvig nel settore dell’educazione degli adulti.
Fuori dall’Europa è possibile svolgere l’assistentato negli Stati Uniti attraverso uno scambio accademico organizzato dalla Commissione Fulbright o in Australia con il Coasit, l’associazione degli australiani di origine italiana.

7 – Politiche per la diffusione della lingua italiana all’estero

Qual è l’impegno del MAE per la diffusione della lingua italiana nel mondo?
Il MAE è chiamato a gestire il sistema per la diffusione della lingua italiana all’estero ma nello stesso tempo i suoi vertici sembrano considerarlo secondario rispetto ad altre necessità ritenute più “strategiche”. Ecco allora che per effetto della spending review nell’anno 2012 il MAE ha disposto per le scuole all’estero un risparmio di circa 6 milioni di euro in cinque anni.
Sempre il MAE  anno dopo anno accumula inspiegabili ritardi nella formulazione delle graduatorie e nella nomina degli insegnanti da destinare all’estero. Questi ritardi si registrano anche nella gestione delle scuole europee dove l’Italia sta lasciando sempre più spazio agli altri Paesi europei a scapito delle sezioni italiane operanti nelle scuole europee che sono di conseguenza in fase di contrazione se non di chiusura, come sta avvenendo nella sezione italiana della scuola europea di Londra/Culham. Questo laddove gli stanziamenti italiani inutilizzati vengono dirottati dall’UE su altri Paesi più attenti dell’Italia alla promozione della loro lingua e della loro cultura.

In che modo la politica investe per la diffusione della lingua italiana all’estero?
La volontà politica ha lasciato sempre più spazio ai diplomatici alti funzionari del MAE, che attraverso decisioni amministrative riescono a determinare le scelte politiche e programmatiche relative alla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo attuandole in termini che poco hanno a che fare con una seria politica di diffusione della lingua italiana.
In merito alla volontà di rafforzare gli interventi a favore della promozione della lingua italiana all’estero non si può fare a meno di rilevare che nel 2014 ad ogni insegnante inviato dal MAE all’estero presso scuole e università straniere corrispondono dodici militari inviati in missioni nel mondo (questi ultimi con costi individuali ben maggiori in termini attrezzature e supporto logistico).
Infine il MEF (Ministero dell’Economia e Finanza) interviene sui numeri esclusivamente in termini ragionieristici e di tagli lineari considerando il sistema di istruzione all’estero (scuole, corsi, lettorati, IIC) come nient’altro che un costo.

Verso quale direzione tende il sistema per la diffusione della lingua italiana all’estero?
La tendenza è sempre più verso la privatizzazione. Si spera che questo non porti solo ed esclusivamente ad una ulteriore precarizzazione della figura dell’insegnante di italiano L2/LS. Inoltre sembra profilarsi all’orizzonte il trasferimento dei compiti di gestione e di controllo del sistema di diffusione della lingua italiana all’estero dal MAE al MIUR.

Cosa sono gli Stati generali della lingua italiana nel mondo?
Nell’ottobre 2014 il MAE ha convocato i principali attori delle politiche culturali all’estero affinché lavorino alla ridefinizione dell’offerta della diffusione lingua italiana all’estero. Istituzioni, università, studiosi ed esperti hanno offerto il loro contributo. Grandi assenti le scuole italiane all’estero e gli insegnanti mandati nelle scuole all’estero e nelle università straniere dal MAE stesso. Il timore è che la diffusione della lingua italiana all’estero diventi sempre più affare privato, con insegnanti precari a contratto locale e che, tra cabine di regia e gettoni di presenza, sia sempre più preda della lottizzazione di politici senza scrupoli.

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